SU SARDU E SAS ATERAS LIMBAS DEL MINORIA

CASA DELLA CULTURA, LIVORNO
8 GIUGNO 2019

Il seminario costituiva uno degli incontri programmati del progetto F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni dei Sardi in Italia) “su sardu e sas àteras limbas de minoria”, volti a fare il punto sullo stato di attuazione della Legge 482/1999 “norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” a venti anni dalla sua promulgazione.
Organizzato dalla nostra Associazione insieme al Centro interdipartimentale di Studi Ebraici “Michele Luzzati” dell’Università di Pisa, la Comunità Ebraica di Livorno, il Centro Studi Internazionale “Le Livornine” , il convegno è stato incentrato sulle conseguenze linguistiche dell’identità multietnica di Livorno.
Il responsabile del progetto Prof. Simone Pisano, Docente di Linguistica Applicata e Fonetica e Fonologia presso l’Università “Guglielmo Marconi” di Roma ha coordinato gli interventi dei relatori: Prof. Lorenzo FILIPPONIO (Università Humboldt di Berlino), del Prof. Fabrizio FRANCESCHINI (Università di Pisa) e del teologo dott. Enea SANTANIELLO CORRADO (direttore del Centro Studi Internazionale “Le Livornine” e membro del sinodo della Congregazione Olandese-Alemanna di Livorno).
Partendo dalla fondazione nel 1600 per volere della dinastia fiorentina dei Medici, Livorno, città portuale centro di fiorenti traffici mediterranei, venne abitata dalle più diverse comunità legate al commercio marittimo, ciascuna caratterizzata dalla propria identità e dalla propria lingua. Nei secoli successivi, fino a quando il mutato scenario economico e politico non ridusse l’importanza commerciale del suo porto, il plurilinguismo fu la norma in città. Dalla seconda metà del XIX secolo in avanti si impose definitivamente la lingua nazionale.
L’intervento di ciascuno dei relatori si è quindi focalizzato sulle peculiarità di ciascuna delle principali “nazioni” costituenti la popolazione livornese.
Il prof. Franceschini ha illustrato l’importante ruolo e storia della comunità ebraica. Dal punto di vista linguistico, per molto tempo, essa ha utilizzato lo spagnolo e il portoghese dal momento che il suo nucleo principale, essendo di origine sefardita, proveniva dalla penisola iberica dalla quale erano stati cacciati. Ha evidenziato anche il “bagitto”, il gergo utilizzato dalla comunità ebraica livornese sino a non troppo tempo fa, nel quale si possono riscontrare, oltre a un lessico fortemente infarcito di parole ebraiche, alcuni tratti fonetico-fonologici anti-toscani.
Il settore della lingua maggiormente influenzato dalle “nazioni” straniere presenti a Livorno, pur nelle caratteristiche ampiamente riconducibili al toscano occidentale, ha ricordato il prof. Filipponio, è ancora una volta quello del lessico: numerose sono cioè le parole di origine non toscana nella parlata livornese. Se in tutto il centro-sud, per esempio, gli anelli di pasta non lievitata e salata sono solitamente detti taralli (così, per esempio, nella vicina Pisa) a Livorno sono invece chiamati roschette, un termine verosimilmente riconducibile allo spagnolo portato in città, come si diceva, dagli ebrei.
La presenza delle comunità protestanti, maggiormente tollerate che in altre centri della penisola, ha visto anche un affluire di genti parlanti diverse lingue germaniche (l’olandese, l’inglese, il tedesco). Il dott. Santaniello ha peraltro portato l’attenzione sul problema della traduzione dei testi sacri. Traduzioni del Nuovo e dell’Antico Testamento, infatti, giravano in Toscana molto prima del Concilio Vaticano II grazie all’opera delle Chiese Riformate e dei fedeli protestanti che trovarono rifugio a Livorno.
Nel dibattito seguito alla conclusione delle relazioni, sono state affrontate anche usanze e peculiarità del lessico sardo, alle quali ha risposto il Prof. Pisano.
L’incontro ha visto ampia partecipazione e coinvolgimento di soci e di cittadini livornesi.
Copia dell’audioregistrazione è disponibile presso la sede sociale, consultabile previa richiesta all’indirizzo mail 4morilivorno@tiscali.it.